Come scrivere post di successo… sotto processo

Così la buona scrittura batte i mille inconvenienti della formazione on line

Ieri sera ho tenuto la prima lezione di “Scrivere post di successo”, corso on line gestito da Agform Venezia in collaborazione con Esac Vicenza. La promessa: dar vita, in cinque serate, ai cinque segreti della scrittura social.

L’accesso. Non è stata una passeggiata ma una salita a ostacoli. Però chiariamoci, prima di raccontarla: un cosa sono i titoli, un’altra la realtà. Non esistono realmente i cinque segreti. E parole come “successo” sono forzature.

La verità è umile e parla semplice: per farci leggere con amore, impegniamoci a scrivere con amore. E sempre meglio. Cominciando bene, per esempio. È il primo segreto: chi inizia bene – un buon titolo, una bella immagine, un attacco creativo – ha la strada aperta. Ma senza prendere in giro i lettori: non promettiamo la luna se poi parliamo di patate.

La serata comincia bene. Condivido lo schermo con una bella squadra, motivata e sorridente. Sette persone e nemmeno un problema di collegamento. Le videocamere funzionano, i microfoni anche. Ci presentiamo: chi siamo, cosa facciamo, obiettivi. Perfette anche le voci e la chiarezza di intenti. Fantastico. Troppo. Ecco il patatrac. Puff! 

Miriam, Massimo, Nadia, Maddalena, Annalaura, Debora e Sofia scompaiono nel nulla. Lo schermo si svuota e resto solo nel silenzio, immerso in quel senso di smarrimento totale che ti prende solo nel mondo online.

Il processo. Avete presente l’angoscia? Mi assale assieme al senso di colpa: sono il docente – mi dico – ed è evidentemente colpa mia. Intanto impreco sottovoce (per forza: metti che l’audio sia la sola cosa che funziona) e me la prendo con il resto della casa. Grido: “Chi sta occupando internet? Sto lavorandoooo!

Purtroppo nessuno sta scaricando film bielorussi o chattando con la Giamaica. Allora cerco capri espiatori nel computer (è vecchio e sempre pieno, perché non lo svuoto più spesso?) in Fastweb (maledetti, mi avevano promesso una connessione che neanche alla Nasa), nell’onnipotente, nei demoni, nella sfiga, nel caso, nel magma esoterico laterale. 

Il senso di impotenza che provi in quei momenti è orrendo. Mi controllo: faccio le cose con calma e torno in linea in tempi record, neanche trenta secondi. Ma il mio sorriso rassicurante è destinato a spegnersi dopo dieci minuti: puff!, di nuovo solo con lo schermo vuoto.

Allora ho un colpo di genio. Stacco il wi-fi e mi collego col telefono: meno qualità, più continuità! Dai che funziona. A volte, le cose semplici… Infatti funziona: per dieci minuti. Poi puff!, ancora nel vuoto, nella terra di mezzo, nel niente cosmico. Non so che fare ma, quel che è più grave, non so più con chi prendermela. Signora mia, dove andremo a finire senza qualcuno su cui scaricare le responsabilità?

Finalmente la pausa. Ho dieci minuti per cavarmela: spengo tutto, lascio riposare, riavvio. Butto via tonnellate di documenti, anche importantissimi, raffreddo il motore, cambio l’olio. Già che ci sono requisisco tutti i telefoni e i computer di casa (nelle emergenze vige la legge militare). Infine riaccendo e, avendo ancora un minuto libero, rileggo l’email con il link del corso. Dove scopro che è tutta colpa mia. È scritto chiaramente: “Si raccomanda di usare il programma Chrome”. Me n’ero dimenticato! Ne ho usato un altro, sbagliato. Pst: lo so da anni che è sbagliato. Ops! 

Scrivere la verità, sappiatelo, è un altro bel segreto della nostra scrittura. Dove ci teniamo invece ad apparire maestrini e sicuri di noi.

Spero che il gruppo mi perdoni. Rientro in pista sollevato, con il programma giusto. Mi scuso, prometto che terrò la seconda puntata col capo cosparso di cenere. Che farò un corso anch’io, ma dall’altra parte della cattedra: “Computer for dummies”. 

L’eccesso. Si ride. Si ricomincia. Va finalmente tutto bene. Per dieci minuti: all’undicesimo… Puff! Non ci credo. Di nuovo solo nell’universo. Neanche Mia Martini a farmi compagnia. Trentasei pensieri mi attraversano la testa. Non uno o due, come da media maschile. Trentasei, che neanche una donna. 

Da “Che faccio ora? Forse, se cambio stanza e mi avvicino al router…” a “Perché non ho fatto l’orafo, quella volta? La professione mi avrebbe permesso oggidì di avere già raggiunto una sostanziosa pensione e…”, sbuca un curioso “Wow! Però è bello scoprire che non era del tutto colpa mia!”. Rassicurante, ma non d’aiuto per arrivare in fondo. Qui vado a fondo, più che in fondo.

Invece ce la facciamo. Mantengo la rotta perché ne ho viste di tutti i colori, in questi mari tempestosi. Calma, logica, fantasia e avanti sempre, accidentaccio. 

Non importa se abbiamo fatto meno del previsto. A volte è meglio togliere che aggiungere. Proprio come nella scrittura: tagliare sempre. È un altro magnifico segreto per farsi leggere. Se impari a tagliare, puoi anche scrivere post lunghissimi come questo. Scorrono. Nessuno ti abbandona lungo la strada.

Tanto lo so come andrà a finire. La settimana prossima, a cinque minuti dal via, mi verrà in mente che avrei dovuto svuotare il computer, cambiare posizione, sistemare il router, schiaffeggiare il signor Fastweb. 

Ma ce la caveremo. Perché la continuità è un altro grande segreto. Mollate ogni tanto: scrivere è faticoso, come correre, studiare, allenarsi, portare pazienza… A volte bisogna liberare la testa. Però riprendete. Scrivete tutti i giorni e soprattutto rileggete. Anche cinque volte, prima di pubblicare. Io lo faccio sempre. Anche in questo caso, ovviamente. Se trovate un errore, fosse anche una virgola fuori posto, un doppio spazio, una ripetizione, avanzate un caffè. Ma non ce la farete, scommettiamo?

4 pensieri riguardo “Come scrivere post di successo… sotto processo”

  1. Avanzo un caffè: non è stata una passeggiata ma una salita a ostacoli. Però chiariamoci, prima di raccontarla: “un” cosa sono i titoli…

  2. La seconda lezione non ha avuto intoppi e io non sono rimasta delusa della prima: ero assente!
    Ora “impegniamoci” un po’ e sarà un corso fantastico! 💪🏼💪🏼💪🏼😇

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