Partiamo dal primattore, il Còvid. Si pronuncia con la o aperta, come mòda e nòdo. Facile, giusto? Quasi come pandemìa, che avendo l’accento sulla i non permette di sbagliare e mette tutti d’accordo. (Ricordo che solo le migliaia di parole accentate in “e” ed “o” mettono in crisi tutti noi italiani)
Occhio infatti a pandèmico, che si pronuncia con la è aperta, come la terza persona del verbo essere. Non pandémico con la e di séte; è un milanesismo che non si può sentire.
Lo stesso vale per quarantèna, termine di uso quotidiano; che ci piaccia o meno la e accentata si pronuncia aperta & rotonda. Bresciani, milanesi, comaschi, eccetera… rassegnatevi! E abituatevi a spalancare la bocca anche per medico. Mèdico, accidenti! Come l’influènza, che si pronuncia così, con la e aperta. Pazienza se il suono dell’influènza fa rabbrividire tutto il nord, dalla Val d’Aosta alla Venezia Giulia.
A piemontesi, pugliesi, calabresi e siciliani in primis, sottolineo invece che parole pandemiche quali protezióni, untóre e perfino respiratóre si pronunciano con la o stretta. Come il dottóre, tra parentesi.
Al contrario, il laboratòrio è sempre aperto, non solo per sfornare risultati: la o si spalanca, va bene? Non c’è altro sistèma – con la e aperta – per una vera ripartènza – anch’essa aperta, che ci piaccia a meno.
Altrimenti tutti in isolaménto, sempre attenti al distanziaménto, ma con le e chiuse, a denti stretti, come faticano a pronunciare marchigiani e campani.
Concludo raccomandandovi la massima igiène, con la e aperta. Altrimenti per l’immunità di grégge – con la e ben chiusa – dovremo aspettare chissà quanto ancora.
Nel frattempo… venite a fare “Il discorso del re”. Qui tutti i dati e le date. Per conoscere l’anima della lingua italiana, parlarla bene, farsi capire prima e meglio. Fuggiamo da questo lazzaretto al più presto. E impariamo… ad accentarlo. Lazzarètto, come il tètto e l’effètto? Oppure lazzarétto come lo strétto e l’ométto?