Odio le parolacce (3)

Quando leggo “una commedia esilarante” scappo a tutta velocità. È forse l’aggettivo più abusato in quest’epoca di pandemia.

Chiuso in casa a guardare la tivù, cercando informazioni su film sconosciuti, m’imbatto decine di volte sul dannato “esilarante”. Mi dà l’idea di una specie di garanzia che dovrebbe sciogliere ogni resistenza e lanciarmi nella visione.

Chi scrive “esilarante” pensa sia sinonimo di divertente. Invece significa “che fa ridere a crepapelle, fino alle lacrime”.

Ora, di film capaci di tanto ce n’è forse uno su trenta. Forse. I restanti strappano al massimo qualche smorfia. Morale: se il film fa sorridere, limitatevi a “divertente, piacevole, accattivante”. Se strappa perfino qualche risata, scrivete “comico, spassoso, umoristico”. Esilarante basta. A esagerare si diventa solo più esili.

Odio le parolacce (2)

Le parole brutte, stupide e soprattutto abusate sono tantissime. Quindi perché darsi tanta pena? Perché un po’ alla volta bisogna smascherarle. Che ne dite di mozzafiato? Una delle peggiori, secondo me.

La si legge ovunque: non esiste luogo, paesaggio, panorama, scorcio, immagine che non venga definita mozzafiato due volte su tre. 

Ora, le cose che mozzano il fiato, cioè che ti lasciano per un attimo senza respiro, sono pochissime: alcune giostre estreme; un pugno nello stomaco; una notizia forte del tutto inattesa. Ma non un paesaggio, dannazione. Un bel paesaggio ha l’effetto opposto, semmai: rilassa, rallenta la respirazione e apre un respiro vero e profondo.

E poi la parola in sé: il verbo mozzare è brutto come pochi e decisamente più regionale che nazionale. Dall’Emilia in su non si può sentire.

Quindi, se usate mozzafiato per evidenziare qualcosa di bello, fatemi il favore: tre secondi di sforzo mentale alla ricerca di alternative. Ce ne sono a decine.

Ps: un corso che non mozza ma rilassa il fiato, scioglie la respirazione, cancella le tensione va in scena on line dalla fine del mese: si chiama “Altrimenti ci arrabbiamo” e ne trovate notizia qui: informazioni, caratteristiche, costo.

Impariamo a non prendercela, a sciogliere le tensioni, a essere più consapevoli dei nostri inevitabili rancori. Si può e si deve.

Odio le parolacce (1)

Una delle parole più abusate nel mondo della formazione è “efficace”. Leggo decine di “comunicazione efficace”, “soluzione efficace”, “prodotto efficace” e vai pappagallando. 

Non mi chiamo fuori: mi rendo conto di averla usata a raffica anch’io, spesso vergognandomi ma incapace di trovare un sinonimo. Perché sembra proprio una parola utile e chiara. Non lo è.

Che senso ha scrivere “Corso sulla gestione efficace di un gruppo”? Può esistere un incontro sulla gestione scorretta, sbagliata, scandalosa, vergognosa di un gruppo? Quindi basta e avanza “gestione di un gruppo”. Così come “corso di scrittura” è decisamente migliore di “corso di scrittura efficace”. Insomma: o aggiungiamo qualcosa di sensato (scrittura intuitiva, leggera, a cuore aperto, elegante…) oppure niente.

Giuro che non aggiungerò mai più efficace: aggettivo roboante quanto inutile, irreale e insulso.

Ma voi volete una controprova. Efficace, magari. Eccola: avete mai usato “efficace” nel parlato? Pensateci. La risposta è no. Mai avete detto: “Prova questo prodotto per i vetri: è davvero efficace!”. Né lo avete associato a un guinzaglio, a un liquore, a un computer, a uno sgabello, a un mitragliatore, a un polimero, a un parapendio.

Ma magari sbaglio io. Se mi dite che i vostri partner vi dicono “Sei un amante davvero efficace”, vuol dire che non ho capito niente: ritiro tutto e vi chiedo scusa.

Pst: Iscrivetevi al Discorso del re di febbraio. Qui c’è tutto quel che serve. Dizione, eleganza nella voce ma anche nella scelta delle parole, ok? È un corso davvero eff… effervescente.

Parlare a colori

Dare vita a tutto quel che diciamo – progetti, prodotti, idee – sfruttando l’arcobaleno della nostra voce. Via i toni grigi e aggressivi, spazio ai colori della vera relazione

Dalle presentazioni alle telefonate, dalle relazioni esterne ai rapporti con i colleghi, la voce è sempre protagonista: impariamo a sfruttare i suoi colori chiave per arrivare prima e meglio dappertutto.

Risultato: più consapevoli da subito; più veri e naturali già dal giorno dopo.

COSA PORTIAMO A CASA

– Cominciamo meglio le relazioni quotidiane: dal vivo o al telefono, mostriamo sempre il meglio di noi
– Trasformiamo dialoghi e colloqui: da freddi e grigi a momenti che coinvolgono e chiariscono
– Presentiamo progetti e idee in modo vivo, emozionale, colorato: meno incomprensioni, più soddisfazioni

COME LAVORIAMO

1) Scopriamo gli elementi chiave della nostra voce e i loro effetti negli altri: cosa conta, come migliorare.

2) Impariamo il colore giusto per cominciare: come rompere il ghiaccio in ogni situazione.

3) Troviamo la chiave per essere chiari, convincenti e precisi quando spieghiamo e motiviamo.

DESTINATARI
Chi deve presentare l’azienda, i suoi prodotti, i suoi servizi; chi deve relazionarsi con l’esterno: clienti, fornitori, eccetera; chi ha il compito di usare il telefono per i rapporti interni/esterni dell’azienda.

Altrimenti ci arrabbiamo

Sono finalmente riuscito a portare in azienda il corso “Altrimenti ci arrabbiamo”. Ci ho messo più tempo del previsto perché, a detta degli esperti di marketing, il titolo avrebbe dovuto essere più aulico.

“Matteo, andrebbe molto più forte qualcosa tipo: La soft skill dell’armonia comunicativa”.

Ma vi pare che io abbia la faccia per un titolo del genere? Non mi sono arrabbiato solo perché ho delle soft skill che neanche immaginate.

Propongo “Altrimenti ci arrabbiamo” anche in versione on line, aperta a tutti: bastano due incontri di un’ora e mezza ciascuno a una settimana di distanza uno dall’altro. Per imparare, divertendoci, a non prendersela troppo, a evitare di soffrire, a risolvere prima e meglio la maggior parte delle tensioni esistenziali. Sul lavoro, a casa e, non ultimo, tra noi e noi.

È facile? Certo che no. Riesce sempre? Certo che no. Ma riesce. E le cose vanno meglio. Con pazienza e costanza, ma vanno meglio. Prometto.

Questo il link per approfondire e iscriversi all’edizione di febbraio.

Matteo Rinaldi

Fammi una voce chimico fisica

Gli amici di Sintesi factory, agenzia padovana di branding, comunicazione e formazione, mi hanno chiesto di dare voce al video di apertura del congresso nazionale dei chimici e dei fisici, evento che hanno organizzato a fine novembre.

Sentire la propria voce registrata è straniante e quasi mai piacevole. Vale per me come per chiunque: doppiatori, attori e cantanti con cui ho lavorato me lo confermano. Gli unici che amano ascoltare la propria voce sono i pieni di sé. È questa la cosa più difficile quando si registra un audio di qualsiasi tipo: non basta farlo bene tecnicamente; serve il coraggio di premere “invia” per mandarlo a destinazione.

A ogni modo: ho fatto del mio meglio. Che ne dite?

https://sintesifactory.it/2021/12/06/in-nova-re/

Matteo Rinaldi

Scrivere: arte o artigianato?

Chi lavora con la comunicazione non passa giornata senza analizzare errori e orrori della scrittura: perfino mangiando un boccone all’Ikea.

Ogni volta che leggo qualcosa faccio questo giochino: taglio, accorcio, semplifico, riscrivo. Perché è raro trovare cose ben scritte. Perfino dove la buona scrittura dovrebbe essere un principio.

Ho scattato questa foto tra i tavoli del ristorante Ikea. Ma l’immagine è la stessa che trovate ovunque: locali, aziende, negozi, uffici… Leggetelo con cura: non c’è una parola giusta. Sciatteria totale. Copiaincolla senza ritegno. Festival del burocratese.

Partiamo dal titolo. Il concetto chiave è: rispetta le distanze. Due parole. A che serve allora quel “ricorda di“? E poi: perché “distanziamento“? Chi è il burocrate che ha scritto questa parola tremenda di cinque sillabe quando la semplice “distanza“, tre sillabe, dice lo stesso in modo più chiaro?

E infine: che significa “sociale“? Può esistere una distanza asociale? Il burocrate intendeva sottolineare che dobbiamo mantenere la distanza dalle altre persone (quindi appartenenti alla società) e non da… animali, oggetti, entità spirituali? Mah. Il risultato è uno sbrodolare di parole superflue e oleose.

Andiamo al testo: “L’utilizzo di questo tavolo...” Haaaaaargh! L’utilizzo? Ci rendiamo conto che l’abuso di “utilizzare” ha raggiunto livelli criminali? Si dice usare, dannazione, usare! Utilizzare è inutilmente lungo, ha un suono orrendo e perfino un altro significato. Possibile che nessuno se ne accorga?

E poi: “è consentito“. Ma dove siamo, nel regno della tristezza infinita? Non era più chiaro, delicato e breve (tre sillabe contro quattro) “è permesso“?

Infine: “… a persone singole“. Chi mai saranno le persone singole? Esistono persone multiple o duplici? Avevano paura a scrivere sole?

Va bene, lo riscrivo come dio comanda.

Titolo: Rispetta le distanze

Testo: Siedi solo o con famigliari.

Tre parole contro 14. Un quarto di sillabe. Due secondi per capire contro i dieci dell’originale.

In sintesi. Scrivere è certamente un’arte. Ma soprattutto artigianato. Anche Michelangelo passava più tempo a limare, tagliuzzare, rifinire che non a creare. Chi scrive deve semplificare prima ancora di scrivere. E dopo aver scritto si comincia davvero: leggere, rileggere, limare, tagliare, ritagliare ancora. In alcuni casi non basterà. Bisognerà buttare tutto e ricominciare da capo.

E adesso venite a fare un corso da me, se ne avete il coraggio.

Matteo Rinaldi

Un public speaking che supera ogni limite

Una presentazione agile, proprio come il corso: meno di 20 secondi

Da un’idea di Fòrema, ecco “Public speaking Click & Speak“, il primo corso a prova di “non ho tempo“: si guarda o ascolta nei momenti liberi; ha tre soli appuntamenti on line; non pretende lavoro in aula né spostamenti in auto. Promette di dare alla voce, in tre sole settimane, toni e colori giusti per essere più bravi e veri nella vita e nel lavoro.

È un progetto nuovo, originale e credo unico in Italia. Conta infatti su:

  • 11 videolezioni di circa 5 minuti l’una da seguire e mettere in pratica nell’arco di tre settimane;
  • molti letture ed esercizi da svolgere a piacere;
  • link video per confrontarsi con attori e doppiatori; e infine
  • tre incontri on line per confrontarsi assieme a viva voce.

Con gli 11 video si scoprono le logiche della voce e il modo per metterle in pratica. Brevi e intensi, sono costruiti per essere seguiti anche solo con l’ascolto: al volante dell’auto, in treno… Una grande comodità per sfruttare al massimo anche i tempi morti.

Con i testi e i link video ci si allena e confronta con i migliori: per capire come migliorare velocemente e senza fatica.

Con i tre incontri on line, a tu per tu con il docente e altri corsisti, si condividono miglioramenti e obiettivi specifici.

Anche il prezzo di lancio di Public speaking Click & Speak è supercontenuto: solo 120 euro. Sul sito di Forema tutto quel che serve per iscriversi.

Sono andato a letto presto

Non so come avete trascorso il periodo chiave della pandemia, quello che ci ha chiusi in casa dall’autunno 2020 alla primavera 2021. Qualcuno si è dato al cibo, altri alla televisione. Non io.

Qualche milione di persone se l’è cavata tra bricolage e lettura; minoranze originali hanno scoperto il fascino di attività solitarie, da mansarda o da cantina, quali modellismo, autoerotismo estremo, tassidermia. Non io.

Io ho fatto musica. Schifato da quel che sentivo attorno a me – la musica italiana e forse mondiale è ormai in mano a programmi come x factor e amici – ho deciso di riportare in auge la carboneria.

Ho scritto, suonato e cantato dieci pezzi. Li ho messi on line. Non li ho pubblicizzati in alcun modo, se non con qualche timido post sugli odiati social.

Occhio, perché se ci rinchiudono di nuovo… ci riprovo. Quindi vaccinatevi tutti e spingete chiunque a farlo. Altrimenti, dopo “Sono andato a letto presto” arriverà “Vivere in riserva“. Che rischia di essere perfino peggiore, giuro.

Cliccando play parte il primo pezzo. Seguono, automaticamente, tutti gli.

Marzo col Discorso del re: per una voce che fa primavera

A marzo nuova edizione del “Discorso del re, corso di dizione on line in quattro incontri serali di gruppo (più uno personale) da un’ora e mezzo ciascuno.

Un corso di dizione è il perfetto punto di partenza per fare un salto di qualità con la voce e renderla più bella, chiara e soprattutto fedele a chi siamo davvero. Tre le ragioni principali:

1) Si studia molto. Studiare è faticoso. Ma impegno, ripetitività e costanza sono il miglior allenamento per la voce. Con il vantaggio che non servono spazi, palestre, strutture. Ci si allena benissimo ovunque, anche al volante dell’auto.

2) Ci si diverte. Il lavoro in gruppo, on line o dal vivo, è un’esperienza piacevole. Ascoltare gli altri, confrontarsi con loro, scoprire differenze e affinità ci insegna moltissimo. Sentire altre voci, parole, idee, sfumature, valori ed errori è il vero segreto per migliorare velocemente.

3) Non solo dizione. Lavorare sulla dizione provoca effetti collaterali: impariamo a gestire i toni della voce, i volumi, il “cantato” con cui inconsciamente parliamo; sciogliamo le rigidità e riconosciamo gli errori inconsci e automatici. E miglioriamo ovunque: dalla capacità di improvvisare alla nella lettura ad alta voce (mai provato con i figli piccoli?), dai video agli audio su whatsapp…

Scaricate il pdf con il programma completo, date e costi.

Matteo Rinaldi